Un percorso di studi in ambito Marketing e Comunicazione e Federica entra subito nell’industria videoludica: prima in Italia, poi in Germania e oggi di nuovo nei nostri confini, in un ruolo che la vede in prima fila nella comunicazione con gli appassionati dei titoli Bandai Namco Entertainment. E a proposito di “ruolo”, non potevamo non farle un paio di domande su Cyberpunk 2077, in uscita oggi.
Ci puoi raccontare qual è il percorso che ti ha condotta a lavorare nel settore dei videogiochi?
La mia passione per i videogiochi è nata quando ero ancora molto piccola, visto che anche mio papà era un videogiocatore e giocavamo molto spesso insieme su PC. Dopo il liceo, ho studiato marketing e comunicazione presso l'Università Cattolica a Milano e ho focalizzato entrambe le mie tesi (sia quella della laurea triennale, sia quella della laurea specialistica) sull’industria videoludica. I miei genitori erano inizialmente un po’ scettici sul fatto che potessi trasformare la mia passione in una vera e propria professione, ma si dovettero presto ricredere visto che iniziai da subito, una volta laureata, a lavorare in questo settore. La mia primissima esperienza nell’industry fu in Ubisoft a Milano, per poi approdare a Monaco di Baviera per lavorare presso Koch Media. Il mio percorso mi ha poi portata, nel marzo 2018, ad unirmi a Bandai Namco Entertainment Italia in veste di Social Media & Community Manager. Fu sicuramente un traguardo da me molto desiderato, visto che oltre che ad apprezzare molto sia l’azienda che il ruolo (essendo molto conforme ai miei studi)… La saga di Dark Souls è probabilmente la mia preferita in assoluto.
Pensi che il fatto di essere in Italia abbia influito in qualche modo sul tuo lavoro?
Essendomi tuffata, durante la mia carriera lavorativa, anche in esperienze all’estero posso sicuramente dire che, nonostante sia vero che purtroppo in Italia le occasioni di lavorare in questo settore siano minori (e spero possano crescere sempre più), la passione delle aziende e delle persone che ci lavorano è davvero palpabile. Penso che l’industria videoludica in Italia sia in costante crescita e trasformazione, mi sento quindi davvero onorata di poter svolgere il lavoro che amo nel mio paese. Non penso quindi che abbia strettamente influito, ma certamente cerco sempre di applicare al mio approccio lavorativo quanto imparato in altri paesi e realtà.
Oggi esce uno dei titoli più attesi: Cyberpunk 2077. Uno dei capisaldi del gioco è rappresentato dalla possibilità, per i giocatori e le giocatrici, di personalizzare tanti aspetti del personaggio di V. Non solo dal punto di vista estetico, ma anche rispetto all’interpretazione e all’immedesimazione. Pensi che questo possa rendere il gioco più inclusivo per il vostro pubblico?
Essendo una grandissima fan degli rpg non potrei onestamente essere più contenta del sistema di creazione del personaggio. Oltre alle infinite modifiche estetiche, che ti permettono davvero di creare il mercenario dei tuoi sogni, il fatto che la percezione del tuo avatar nel mondo di gioco sia mutabile a seconda di vari fattori (tra cui il background naturalmente) è eccezionale. Una buona personalizzazione del personaggio è vitale per questa tipologia di giochi, perché prima di tutto vogliamo sentirci V fino in fondo e vogliamo sentirci parte di Night City, attraverso tutte le nostre scelte e azioni. Anche perché diciamocelo, quando ci potrebbe ricapitare di vivere un’avventura simile? L’immedesimazione, d’altronde, è un fattore chiave per immergersi a pieno in una storia e diventa difficile farlo se non si hanno gli strumenti per ricrearsi nel gioco come desideriamo (o per creare la versione del protagonista che abbiamo in mente). Per questo, penso che il sistema di creazione del personaggio di Cyberpunk 2077 sia uno dei più completi mai visti.
Nel corso di questa pandemia, oltre al ruolo di primo piano dei videogiochi, siamo stati testimoni di una grande crescita del gioco di ruolo carta e penna. Nell’ambito del tuo lavoro sul lancio di Cyberpunk 2077, hai avuto a che fare anche con il Cyberpunk originale di Mike Pondsmith? Quali sono per te i punti di contatto tra videogiochi e giochi di ruolo classici, soprattutto rispetto alla loro capacità di stimolare la condivisione e il contatto tra le persone?
No, non mi è capitato di entrare in contatto con il gioco originale di Mike Pondsmith, sebbene l'eredità e l'influenza del suo lavoro siano ben presenti in Cyberpunk 2077. D'altra parte, ha lavorato a stretto contatto con CD PROJEKT RED per la creazione di Night City, di tutto il mondo di gioco e della storia che vivranno i giocatori.
Sicuramente, tra i punti di contatto chiave con i giochi di ruolo classici possiamo trovare il sistema di background, ovvero la storia e le origini del personaggio, e la lore del mondo di gioco. Entrambe le cose giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di un’esperienza davvero immersiva per il videogiocatore. Più la storia del protagonista è completa, riconoscibile e in grado di influire sull’universo di gioco che lo circonda, più ci sentiremo parte di esso. Questo anche grazie alla lore complessa ed articolata che si pone alla base dell’avventura a Night City, grazie anche naturalmente al gioco di ruolo originale.