Con in valigia una laurea in economia, un inglese fluente e la passione per i videogiochi si può andare lontano. Ecco cosa ci insegna Giovanna Villani con la sua esperienza, da brillante neolaureata a Senior Manager Business Acquisitions di Digital Bros, sempre con i videogiochi come compagni di viaggio.
Ci puoi raccontare qual è il percorso che ti ha condotta a lavorare nel settore dei videogiochi?
Direi che la mia passione per i videogiochi è stato il motore di tutto. Terminata l’Università, quasi per gioco, ho inviato un CV ad Halifax e, con mia sorpresa, mi hanno chiamato per un colloquio. La conoscenza delle lingue e una laurea in Economia hanno fatto il resto.
Pensi che il fatto di essere in Italia abbia influito in qualche modo sul tuo lavoro?
Da un punto di vista di task e funzioni, non direi. Mi sono sempre rapportata con attori internazionali e con interlocutori di varie nazionalità e non ho mai percepito differenze per il fatto di essere in Italia. Penso abbia influito invece, in parte, sulla mia possibilità di spostamento verso altre aziende o campi. Il settore dei videogiochi in Italia è poco sviluppato e non offre grandi opportunità di cambiamento. Allo stesso tempo, al di fuori del settore, chi viene da questo mondo non gode, o almeno non godeva fino a qualche anno fa, di grande considerazione, anzi direi piuttosto il contrario. Se confronto la mia esperienza con quella di amiche e colleghe in altri paesi, posso senza dubbio dire che non abbiamo avuto le stesse opportunità. Fortunatamente, lavoro in un’azienda dove c’è sempre stato grande fermento e che mi ha permesso di crescere ed evolvere continuando a fare ciò che mi piace. Inoltre, ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con l’Amministratore Delegato il che mi ha davvero permesso di imparare moltissimo ogni giorno e quindi posso in ogni caso ritenermi fortunata.
Digital Bros è una delle realtà storiche del settore fondata nel 1989 in Italia e diventata oggi una Global Company nel mondo del Digital Entertainment con sedi in diversi paesi nel mondo. Puoi raccontarci qualcosa di più sul Gruppo e su come opera a livello internazionale?
Per quella che è stata la mia esperienza posso dire che si tratta di un’azienda in cui è molto stimolante lavorare, con lo sguardo sempre rivolto al futuro ma che non dimentica le proprie radici e che cerca di valorizzare al meglio le proprie risorse. L’azienda opera ormai a livello internazionale da tanti anni ed è riuscita a farsi strada nel mercato globale e anche ad entrare in mercati difficili come quello Asiatico grazie alla lungimiranza degli amministratori e alle competenze e alla dedizione delle persone che vi lavorano, ad ogni livello. Grazie alla struttura “diffusa”, inoltre, una comunicazione efficiente fa parte del nostro DNA ormai da tempo e credo che questo ci abbia agevolato anche in quest’anno tanto difficile.
505 Games, l’etichetta di publishing del Gruppo, negli ultimi anni ha rilevato alcuni studi di sviluppo, tra cui le italiane Kunos Simulazioni e AvantGarden. Perché investire in aziende che sviluppano videogiochi è strategico per voi? Quali sono le peculiarità che ricercate in una azienda che entra a far parte del vostro Gruppo?
In realtà questa è una domanda che andrebbe rivolta a chi le strategie le pensa e le pianifica per il futuro! Io cerco semplicemente di perseguire gli obiettivi che mi vengono assegnati. Tuttavia, se devo esprimere un parere personale, credo di poter dire che lo sviluppo a monte della filiera produttiva, acquisendo quindi studi di sviluppo, sia fondamentale per potersi dotare di contenuti propri e aumentare il valore percepito delle produzioni nel lungo periodo. Per quanto riguarda le caratteristiche, non ci sono profili predefiniti. L’interesse è verso quegli studi che possano definirsi di eccellenza nel loro genere di riferimento, come Kunos Simulazioni, o che possano avere contenuti che ben si integrano con le nostre strategie di medio lungo periodo in modo da portare valore aggiunto all’azienda.
Da qualche giorno è disponibile in versione next-gen Control Ultimate Edition, che ha come protagonista Jesse Faden, interpretata dall’attrice americana Courtney Hope. Qual è secondo te la chiave del successo di questa grande opera targata Remedy?
Naturalmente qua parlo da giocatrice. Credo che Control abbia il merito di aver fatto conoscere al pubblico una diversa tipologia di gioco action, in cui si combinano sapientemente svariati elementi differenti tra loro, come ad esempio il combattimento, l’aspetto investigativo e la narrazione in primis, che portano davvero il giocatore ad immedesimarsi nella protagonista, Jesse, appunto. E non importa che il giocatore sia uomo o donna. Jesse non è solo una giovane donna che è riuscita da sola a costruirsi una brillante carriera, ma è anche un personaggio dal passato oscuro e dalle abilità straordinarie, abilità che...diciamoci la verità…tutti vorrebbero saper gestire. A questo si aggiungono, una produzione di alto livello sul piano qualitativo, splendide musiche e moltissimi riferimenti sia artistici che culturali, dall’architettura brutalista alle palette di colori, che ricordano tanto certi film e serie TV a tema horror/paranormal degli anni ’80, che, a mio avviso, non possono che catturare il giocatore e fanno di Control uno dei titoli action di riferimento degli ultimi anni.