Milestone è un'azienda di sviluppo e publishing che da oltre 25 anni lavora nel segmento dei racing game. Abbiamo chiesto a Luisa Bixio, Direttore Generale e membro del Board, di condividere con la nostra community il racconto sulla sua esperienza nell’industria dei videogiochi, una riflessione in particolare sul Made in Italy e qualche consiglio ai giovani che desiderano lavorare nel settore.
Milestone è un nome storico nell’ambiente, com’è strutturata oggi l’azienda?
Siamo poco più di 200 persone, tutte nello stesso ufficio in centro a Milano, e la parte produttiva è certamente quella preponderante. Milestone ha prodotto e sviluppato titoli sia su 2 sia su 4 ruote, anche se negli ultimi 3 anni ci siamo focalizzati sulle 2 ruote. Ogni anno pubblichiamo MotoGp, MXGP e Supercross, tutti e 3 campionati ufficiali e internazionali, mentre ogni 2 anni rilasciamo un nuovo episodio di Ride, la nostra IP dedicata alle moto da strada.
L’azienda era della mia famiglia e lo scorso agosto abbiamo ceduto il 100% delle quote a Koch Media, a sua volta parte del gruppo Embracer.
Quali sono state le pietre miliari del tuo percorso professionale?
Liceo classico, laurea in Bocconi, qualche anno in Whirlpool. Nel '95 sono entrata nel mondo del gioco: Leader distribuzione fino al 2011 poi Milestone
Pensi che essere in Italia abbia influito in qualche modo sul tuo lavoro e sulla tua impresa?
Sicuramente fare sviluppo in Italia ha delle peculiarità: da un lato non è semplice. Non ci sono aiuti governativi e, poiché non c’è un’industria, bisogna fare tanta formazione. Dall'altro c'è tanta passione: chi sceglie di fare sviluppo in Italia non lo fa per caso, è una scelta data da amore per l'informatica, la tecnologia, i giochi e la gioia di vedere il tuo lavoro prendere vita nelle case di tutto il mondo. Quindi anche quando abbiamo dovuto affrontare scelte e sfide complesse, ci siamo riusciti grazie all'impegno vero e forte di tutto il team, e non so se in altri Paesi sarebbe stato lo stesso. Per quanto riguarda invece la parte marketing o commerciale, conta il valore del gioco, non la provenienza.
Quali sfide hai incontrato e incontri nel portare il Made in Italy all'estero?
La sfida vera è data dal fatto che siamo lontani dai centri decisionali e dalle grandi aziende. Se sei a Londra ci sono i Platform Holder vicini, in Francia c'è un’industria importante: ti confronti, hai un peso rilevante. Da qui… dobbiamo correre un po’ di più per farci vedere e sentire. Invece, dal punto di vista dei distributori e del consumatore non abbiamo mai avuto problemi, anzi, apprezzano la nostra creatività, la nostra capacità di problem solving e il nostro massimo sforzo per rispettare sempre i nostri impegni.
Milestone è stata al centro di un'acquisizione internazionale molto importante nell'estate scorsa. Cosa rappresenta questa operazione per voi e per il settore in Italia?
Per Milestone è una grande opportunità. Koch Media/Embracer stanno rispettando totalmente la nostra autonomia e il nostro dna, ma nello stesso tempo essere parte di un gruppo così aperto, che sta crescendo moltissimo, è una grande soddisfazione e una grande opportunità per avere visibilità, per confrontarci sulle strategie, per avere capacità di investimento se si presentassero le opportunità.
Per l'Italia è un’opportunità per dare visibilità agli studi esistenti, ma soprattutto per far capire alle istituzioni che se supportassero l'industria, publisher esteri come Ubisoft o Embracer investirebbero in studi italiani, perché il valore c'è: sarebbe lavoro per i giovani, ad alto contenuto tecnologico, con sbocchi di vendita nel mondo!
Quali lezioni hai imparato e vuoi condividere con le nuove generazioni?
Il mercato del videogioco è bellissimo: internazionale, giovane, tecnologico, offre possibilità di lavoro in tutto il mondo. Se un ragazzo ama davvero questo settore, il mio consiglio è andare all'estero qualche anno, capire come funziona uno studio e poi tornare in Italia e aiutare a creare finalmente questa grande industria anche da noi! Cloud, digital, multiplatform... tutte grandi parole che dicono che questo segmento crescerà, ancora non sappiamo come - il nostro mercato spesso è definito un roller coaster- ma io sono convinta che siamo solo all'inizio!