Un interesse per i videogiochi che nasce quando era bambina, diventa passione durante il periodo universitario e poi una professione, con esperienze italiane e internazionali. Oggi Micaela sa di avere una grande opportunità: lavorare perché il videogioco sia accettato come medium culturale anche nel nostro Paese.
Ci puoi raccontare qual è il percorso che ti ha condotta a lavorare nel settore dei videogiochi?
Sin da piccola mi sono avvicinata ai videogiochi grazie a mio padre, che ha fatto conoscere a me e a mia sorella il mondo del gaming su PC, un universo che mi ha da subito affascinata per il modo così facile e immediato di coinvolgere l’utente… era qualcosa di quasi inaspettato! La vera passione è nata però molto più avanti, quando, durante l’Università, ho avuto l’occasione di studiare nel corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Informazione, della Comunicazione e dell’Editoria presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata e di seguire il corso di Teoria e critica delle opere multimediali e interattive del Prof. Marco Accordi Rickards. Avendo coltivato negli anni un interesse per la tecnologia, la comunicazione e gli studi culturali, ho potuto così scoprire il lato culturale del settore videogiochi, una prospettiva che negli anni non ho mai abbandonato. Una volta laureata, mi è stato proposto subito di iniziare a lavorare nel settore come redattrice per testate specializzate (la rivista ufficiale Xbox, PS Mania, Game Republic), social media manager e poi responsabile del Centro Studi di Fondazione VIGAMUS: ho unito così le mie passioni per la comunicazione, gli strumenti digitali e il videogioco, gestendo gli strumenti di marketing digitale, organizzando mostre, eventi, studi e ricerche per Fondazione VIGAMUS, dove ricopro attualmente il ruolo di Vice Direttrice, occupandomi nello specifico della supervisione e del coordinamento delle attività di marketing e comunicazione e della creazione e gestione di partnership. Mi sono avvicinata con Fondazione VIGAMUS e Studio V poi anche al settore dello sviluppo, dove ho potuto acquisire nuove competenze e skill nell’ambito del business development.
Pensi che il fatto di essere in Italia abbia influito o stia influendo in qualche modo sul tuo lavoro?
Moltissimo, per vari motivi. Nel 2016 ho avuto l’opportunità di mettere alla prova le esperienze e le competenze fatte in Italia per lavorare come Xbox.com International Coordinator in Xbox, nel team di Marketing integrato per i territori EMEA della sede europea di Microsoft a Reading, gestendo le campagne digital dei 44 mercati Xbox. Da unica italiana e donna del mio team, sono particolarmente orgogliosa di questo traguardo, che mi ha ancora una volta fatto capire le bellissime opportunità internazionali che l’industria del videogioco offre continuamente a tanti giovani, nei più disparati settori. Il fatto di trovarsi in un Paese dove il videogioco fatica ancora ad essere riconosciuto come un medium culturale, che offre molte opportunità lavorative e in cui l’industria del Videogioco si trova ancora in una fase di startup, rende il lavoro estremamente più variegato e interessante, a volte impegnativo. Ritengo questo però sia un grande vantaggio: abbiamo l’opportunità di costruire il settore insieme a tanti ragazze e ragazzi e organizzazioni come IIDEA, avviando un dialogo con gli attori del settore, delle industrie attigue, le istituzioni. Anche per questo motivo ho scelto di tornare in Italia dopo un’esperienza all’estero: nel nostro Paese abbiamo l’opportunità di plasmare il futuro dell’intero settore con la nostra visione e il nostro lavoro quotidiano.
Com'è nato Studio V? E qual è il suo obiettivo?
Studio V è uno sviluppatore con una visione molto particolare: creare titoli interattivi narrativi caratterizzati da storie avvincenti e coinvolgenti, che permettano al giocatore di partecipare alla costruzione della trama attraverso numerose scelte morali. Il primo titolo dello studio è Dry Drowning, una visual novel caratterizzata da elementi investigativi e ambientata nel futuristico e distopico universo di Nova Polemos. La storia, assimilabile a un thriller psicologico, permette di far vivere in prima persona l'avventura di Mordred Foley, un detective privato tormentato da un oscuro passato, impegnato a risolvere una serie di omicidi ispirati dalla mitologia greca. Il titolo, pubblicato nell’agosto del 2019, ha ottenuto numerose menzioni e riconoscimenti, tra cui i premi Best of EGS 2019, Best of JOIN 2019, Miglior Gioco di Join The Indie 2019.
Nello specifico, qual è il tuo ruolo all’interno di Studio V?
In Studio V lavoro come Business Development Director: mi occupo quindi di sviluppare nuove strategie di business, gestire relazioni con partner, publisher e pianificare la partecipazione ad attività promozionali dei titoli realizzati dal team, in coordinamento con il publisher. Dato il mio expertise nei settori della comunicazione e del marketing, supervisiono le attività di digital marketing e corporate communication che riguardano lo studio di sviluppo.
Puoi darci qualche dettaglio sui prossimi progetti di Studio V?
Attualmente siamo al lavoro su Dark Renaissance, un Interactive History Drama ambientato nel Rinascimento italiano, che mette il giocatore nei panni di Marco Badoer, un indomabile capitano di ventura che dovrà affrontare numerose sfide e battaglie. Con Dark Renaissance ci siamo prefissati il compito di raccontare questo particolare e affascinante periodo, mantenendo una veridicità storica e visiva: il giocatore incontrerà infatti nel corso dell’avventura personaggi storici quali Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci, Marsilio Ficino, Poliziano, visitando ed esplorando luoghi iconici come Venezia, Firenze e molti altri. Anche i costumi, le armi, gli ambienti riprodotti sono conformi all’epoca storica trattata: una decisione estremamente interessante, che permetterà ai giocatori di scoprire elementi della storia del Rinascimento. La trama, basata sulla sceneggiatura del celebre romanziere italiano Matteo Strukul, vincitore del Piano Bancarella e autore della Saga I Medici, è infittita da elementi come antica magia pagana, misticismo orientale e conoscenze occulte: un mix che permetterà di immergersi completamente in un’avventura avvincente e originale. A parte DR, stiamo poi avviando il lavoro su due nuove IP molto importanti e molto diverse tra loro, sia come setting che come gameplay, entrambe però saldamente ancorate nel filone dei titoli dal taglio adulto e fortemente narrativo. Speriamo di poterne riparlare molto presto!
Che consigli condivideresti con le ragazze e i ragazzi che vogliono lavorare nell'industria dei videogiochi?
Le ragazze e i ragazzi che oggi vogliono intraprendere una carriera nel settore videogioco sono a mio parere molto fortunati: anni fa, quando ho iniziato a lavorare anche io in questo mondo non erano affatto presenti percorsi di studio che permettessero di apprendere, oltre ad esempio alle skill tecniche, le competenze manageriali e comunicative per lavorare in questa particolare area dell’intrattenimento. Oggi è possibile formarsi per tutte le professioni che compongono il panorama della Game Industry e poter avviare così una carriera in Italia e all’estero.
Il primo consiglio che condividerei è quello di fidarsi del proprio istinto e della propria passione, studiare e impegnarsi, ma soprattutto, mettersi costantemente alla prova: in un settore dinamico come quello del gaming è fondamentale tenersi aggiornati sui trend, le tecnologie, gli strumenti di lavoro e migliorarsi ogni giorno. L’industria del gaming offre numerosi stimoli e opportunità, soprattutto ai ragazzi e alle ragazze che hanno la voglia e il desiderio di imparare e di mettersi in gioco.
Alle ragazze, in particolare, vorrei consigliare di informarsi e seguire le associazioni e le iniziative di inclusione, online e non, che vengono organizzate ogni giorno in Italia all’estero: come tutte le aree STEM, il settore del videogioco presenta ancora oggi un divario di genere nell’ambito lavorativo, ma si sta facendo moltissimo per indirizzare il problema, sia nel campo del videogioco, che delle competizioni videoludiche. Riporto anche il mio percorso professionale come esempio, per far capire che nel gaming si può lavorare sia se si ha una preparazione tecnica che umanistica. In un periodo caratterizzato dallo smart working, inoltre, dove le barriere geografiche sono quasi completamente abbattute, è ormai possibile lavorare da tutto il mondo: l’importante è essere proattivi e desiderosi di farcela.